Da qualche tempo ormai si vedono diversi atleti allenarsi con la fantomatica Training Mask. Agli albori molto usata da pugili e professionisti MMA, oggi è indossata da ciclisti, runner e chi più ne ha più ne metta.
Ma a cosa serve e come funziona una Training Mask?
Secondo i produttori – riporto fedelmente – “Training Mask aiuta gli atleti ad incrementare la resistenza polmonare allenando il proprio corpo con carenza di ossigeno. La maschera aiuta gli atleti che sono constantemente esposti a esercizi e sforzi di alto livello d’intensita. Il filtro specifico della maschera in base alla regolazione lascia passare solamente una certa quantità dì aria. L’atleta in questo caso aumentera la frequenza e l’intensità degli atti respiratori andando ad agire direttamente sui muscoli coinvolti.”
In poche parole, la maschera cerca di riprodurre artificialmente le condizioni ma soprattutto di amplificare i benefici che si possono ottenere allenandosi ad altitudini elevate.
Molti atleti infatti si allenano in montagna per sfruttare al massimo i cambiamenti che il corpo è in grado di generare, come ad esempio l’aumento di ematocrito, della concentrazione di emoglobina e dei globuli rossi.
Una volta tornati in pianura tutti questi adattamenti si traducono in una maggiore capacità aerobica, ovvero uno spostamento della soglia lattacida e un aumento del VO2Max.
Ma torniamo alla questione Training Mask. Alcuni modelli sono dotati di diversi tipi di valvole che (pare) siano in grado di riprodurre diverse altitudini.
Non è così. Infatti c’è una bella differenza tra allenarsi in quota (a una pressione atmosferica inferiore) piuttosto che indossare qualcosa che riduca il flusso d’aria verso i polmoni.
E visto che le maschere non riducono la pressione dell’aria alla fine è un po’ come respirare da una cannuccia, che sì, qualche effetto sul sistema respiratorio ce l’ha, come dimostrano gli studi e gli esercizi fatti da chi soffre di broncopneumopatia cronica ostruttiva.
Usando la maschera infatti bisognerà – per forza di cose – aumentare frequenza e l’intensità di ogni singolo atto respiratorio, rafforzando i muscoli adibiti alla respirazione.
Ma sugli atleti endurance i vantaggi sono così evidenti? Pare proprio di no, visto che la performance non è limitata esclusivamente dalla quantità d’aria a disposizione dell’atleta, ma dall’ossigeno presente in quella stessa aria e di come viene utilizzato dal corpo.
Quindi qualche vantaggio possiamo dire che alla fine c’è, ma non può essere considerato così rilevante ai fini della prestazione. Rafforzeremo solo i muscoli utilizzati nella respirazione e faremo una gran fatica allenandoci.
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