Gensan Giulietta e Romeo Half Marathon: la gara che non mi aspettavo

Ci sono alcune gare che proprio non ti aspetti. Che per diversi motivi non “senti” se non fino all’ultimo minuto. Oggi è andata proprio così.

Solo due settimane fa ero a letto con influenza e febbre, senza allenamento e con pochissima voglia di correre. Qualche giorno fa – lunedì – ho ricominciato con gli allenamenti. Molto lentamente, senza troppa convinzione. Giovedì allenamento da 12 km, ma la gola chiedeva ancora pietà, e respirare bene rimaneva un problema.

Ma il tempo non aspetta nessuno, e in men che non si dica arriva Domenica. Sveglia all’alba e treno che parte alle 6.35. Dormo pochissimo, e mi sveglio stanco. “Dormirò in treno” penso, e così faccio. Lascio Monica e Fabio – che sono con me – parlare del più e del meno, mentre tento di recuperare un po’ le forze.

Arriviamo a Verona pochi minuti dopo il risveglio e non c’è molto tempo. Per fortuna Alessandro ha ritirato i pettorali per tutti e in qualche modo mi tranquillizzo. Mi cambio e mi preparo per la gara. Mangio un gel e mi incammino verso la griglia. Ancora non entro in clima, e il dubbio di portare a termine la gara senza distruggermi rimane.

Faccio una foto, la pubblico su Facebook, “pronto ma non prontissimo” la didascalia. Passano pochi minuti e accanto a me si materializza Gianni Morandi, un runner come noi, un veterano. C’è chi lo ama, c’è chi lo odia. Eppure mi trasmette una carica incredibile. Inizio a crederci. Mi concentro e inizio a pensare che sì, senza forzare troppo potrei chiudere bene anche questa gara.

Non faccio in tempo a finire il pensiero che sento il countdown. Poi lo sparo. Si parte!! I primi km volano via che è un piacere, e il ritmo mi sembra anche troppo elevato per le mie condizioni fisiche. Ma sto bene, e non rallento, “lo farò più avanti” mi dico.

Il percorso, che non avevo guardato prima di partire, è un po’ anomalo, con partenza e arrivo in due zone diverse, con un anello che fa ripassare due volte per alcuni punti della città. Il clima è perfetto, fa freschino, non freddissimo, e non piove.

Passo il decimo km e continuo a stare bene, anche se rallento un po’. Trovo il mio ritmo. Abbasso la testa e vado avanti. Incontro diversi amici, saluto, un sorriso, torno a concentrarmi. Anche in mezzo a 10.000 persone mi piace correre “da solo”, per i fatti miei, senza troppo guardarmi in giro e senza troppe distrazioni.

Ho paura di crollare, ma reggo bene fino alla fine. L’ingresso in Arena, a 300 metri dall’arrivo, è qualcosa di spettacolare, che ripaga gli sforzi e la tecnicità della gara, con i suoi falsi piani e saliscendi improvvisi.

Taglio il traguardo, le braccia al cielo. Sono felice, felicissimo, anche questa gara l’ho portata a casa. E riesco a stare sotto l’ora e 45 minuti, cosa che non mi sarei aspettato di fare, ma che creduto possibile solo una volta in gara.

Medaglia al collo, mi cambio e mi preparo per il pranzo con gli Spartans. Una mangiata memorabile. Siamo tanti, tantissimi. Ho il treno alle 16.30 – ma lo perdo, e non mi interessa. Torno in stazione con Fabio e prendiamo due treni diversi, un’ora dopo.

Una domenica inaspettatamente bella e felice, come non capitava da un po’. E non c’è niente di meglio di una bella sorpresa per ritrovare la carica e l’entusiasmo persi nel tempo.

Prossima tappa: Maratona di Barcellona, 15 Marzo. Io ci sarò!

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