Imbucato io ti maledico.

Alla fine te li ritrovi ovunque. Che sia una festa, un party, una gara, un evento, persino ai matrimoni. La popolazione degli imbucati aumenta di giorno in giorno. La crescita è esponenziale e non c’è modo di fermarli.

Capaci di inventarsi di tutto, dalla fotocopia del pettorale fino all’imbucata spregiudicata. Niente iscrizione, niente pettorale, niente di niente. A gamba tesa. Godendo però di tutti i servizi che gli organizzatori hanno previsto per gli iscritti.

Corrono su percorsi chiusi al traffico, bevendo e mangiando ai ristori (e spargendo bicchieri e bottigliette ovunque),  festeggiando con sorrisi smaglianti al pasta party finale.

Ma nessuno di loro sembra preoccuparsi del fatto che siano migliaia (quelli iscritti) a pagare per loro. Letteralmente. E anzi, alcuni se ne vantano proprio. Le giustificazioni e i motivi che li spingono ad imbucarsi sono molteplici (anche se inspiegabili): accompagnare un amico/a, seguire il proprio fidanzato/a, correre col proprio gruppo. Oppure semplicemente perchè sentono le voci, perchè l’altra notte gli è apparso in sogno Stefano Baldini dicendogli di fare così, che ci avrebbe pensato lui.

E la cosa sorprendete/buffa/che più mi fa incazzare è che gli imbucati ormai (s)popolano anche nelle tapasciate da 3 euro. Sì, qui le chiamiamo così, quelle bellissime corse domenicali ‘di paese’ organizzate grazie al prezioso contributo di tanti volontari che si svegliano all’alba per far divertire la gente (noi). Dalle sciure orgogliose delle proprie (buonissime) torte, passando da ragazzi e ragazzini, fino agli ‘umèt’ che parlano in dialetto e ti offrono pane e salame e un bicchiere di vino.

Lo spirito della corsa è anche questo, partecipare e saper condividere qualcosa di bello, organizzato senza troppe pretese (ma bene) da persone ‘normali’ che vogliono solo vedere la gente sorridere e divertirsi.

Niente, è più forte di loro, non possono farne a meno. Imbucarsi per loro è una specie di missione, un’arte affinata nel tempo, che gli consente di mimetizzarsi e di muoversi agevolmente in griglia di partenza, senza batter ciglio.

Senza contare che tutta questa gente – gli imbucati – non essendo iscritta, non è nemmeno assicurata. Che probabilmente è il punto di tutta la faccenda. Ma in Italia siamo abituati così. Finchè non ci scappa il morto va tutto bene. Tutti dentro, facciamo casino, spacchiamo tutto. Olè.

E purtroppo questo fenomeno non riguarda solo l’Italia. Guardate (foto a fondo articolo) cosa è successo alla Maratona di Boston dello scorso anno. Kara Bonneau (prima a sinistra) ha pubblicato, la sera prima della gara, la foto del suo pettorale su Instagram e tre simpatici geni hanno pensato bene di stampare la foto e ricavarne il pettorale per utilizzarlo alla competizione (roba da dementi cronici).

E ogni volta il tutto si riduce sempre al banalissimo concetto che “chissenefrega se non ho pagato, non sarà mica un bicchiere d’acqua in più o in meno a fare la differenza no?” No stronzo, il tuo no, ma se vi mettete in fila siete più grandi del Texas e dovete finirla di partecipare alle gare a scrocco. Volete partecipare? VI ISCRIVETE.

Non volete/potete/pensate costi troppo? Bene, nessun problema. Il Running è considerato uno degli sport più economici in assoluto. Scarpe, pantaloncini, maglietta e via. Nessuno vi obbliga ad iscrivervi a nessun tipo di gara, e di strade libere ce ne sono davvero tante.

Ce n’è una poi in particolare che vi consiglio di prendere, un posto dove molti di noi vi vorrebbero mandare, possibilmente per starci. Ma siete talmente bravi che sicuramente riuscireste ad imbucarvi anche lì.

Good Luck e buon viaggio.

Boston-Marathon-2014

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