È stato scritto un po’ dappertutto e in tutte le salse. E a dire il vero in qualche modo l’ho scritto anche io tempo fa, proprio sulle pagine di questo blog.
Cinque anni fa infatti pubblicavo “Ma tu, perché corri?“, una sorta di analisi, anzi di psico-analisi interiore il cui scopo era quello di scavare, cercare le motivazioni che mi hanno spinto, ormai quasi una quindicina di anni fa, a prendere in considerazione la corsa.
La corsa come cura e terapia dopo un periodo particolarmente difficile della mia vita. La corsa come soluzione a tanti problemi che mi perseguitavano e mi facevano star male.
Prima qualche tapasciata, poi sono arrivate le 5km, la Deejay Ten e poi ancora decine e decine di mezze maratone e anche qualche maratona.
E sapete che c’è? C’è che in questi anni la corsa mi ha aiutato molto, mi ha fatto stare bene, mi ha fatto sentire più sicuro di me (non che ne avessi bisogno), mi ha dato la forza di superare diversi ostacoli.
Poi è arrivato il triathlon ed è stato ancora meglio. Pronti via mi sono iscritto a un mezzo IRONMAN, senza nemmeno provare le distanze più corte.
Ed è stata una delle gare più belle della mia vita. Non mi sono mai divertito così tanto. Non mi sono mai sentito così vivo.
E allora ho cercato di allungare, di spostare ancora il limite. Fino alla distanza FULL. Parliamo di 3,8 km di nuoto, 180 km di bici e per chiudere 42,195 km a piedi.
Una cosa folle, delirante. Eppure tra mille fatiche e qualche cazzata combinata sul percorso, l’ho portato a casa.
Ma poi, inevitabilmente, arrivi a un punto dove non ti basta più niente, dove qualsiasi cosa tu faccia non è abbastanza, non ti soddisfa, non ti gratifica.
E sapete perché?
Perché la depressione non si cura con la corsa.
Questo particolare meccanismo, ho poi scoperto, è una sorta di variante della “distraction therapy”.
Cos’è la distraction therapy? In medicina è l’uso di uno stimolo sensoriale (un aroma, qualche particolare tipo di immagine, della musica) per dirottare l’attenzione del paziente, in particolare per alleviare l’esperienza traumatica di una procedura medica difficile da sopportare, come la riduzione di una frattura, l’applicazione di un catetere e via dicendo.
E la distraction therapy non va assolutamente usata per dirottare i nostri pensieri quando abbiamo dei problemi da risolvere. E non intendo il mutuo da pagare o l’ultima bolletta del telefono.
Parlo di stati d’animo, parlo di pensieri che non dovrebbero esserci nella testa, parlo di comportamenti fuori dal comune, spaventosi.
Sostituire una dipendenza, un problema, un rancore, con un’altra dipendenza, ancora più forte – la corsa appunto – è la cosa più deleteria che possiamo fare.
Il circolo vizioso che si crea è pericolosissimo e difficile da controllare. Perché la nostra testa è così stronza da convincerci che se corriamo, se ci alleniamo tutti i giorni, se gareggiamo, se ci iscriviamo a 200 gare al mese, tutto andrà per il verso giusto.
Probabilmente a un certo punto vi infortunerete per l’eccessivo numero di km percorsi o per il poco tempo che concedete al vostro corpo per recuperare le fatiche delle settimane precedenti.
Probabilmente starete pensando: “Sì ma tu fai di tutta l’erba un fascio! Io corro tutti i giorni e non ho nessun problema!” e in questo caso vi chiedo scusa se ho rubato un po’ del vostro tempo per leggere fino a qui.
Ma vi chiedo di continuare ancora un po’.
Se avete qualche problema, o se conoscete qualcuno che ha qualche problema, se soffrite o conoscete qualcuno che soffre di depressione, per favore, non vergognatevi e rivolgetevi o aiutate qualcuno a rivolgersi a uno specialista.
Non utilizzate la corsa e lo sport per placare i vostri demoni, non sostituite un problema con una dipendenza.
Provate invece ad andare a correre quando sarete riusciti a svuotare la testa, a far pace con il mondo, a far pace con i vostri demoni, a far pace con le persone che non tollerate più e che non vorreste più rivedere.
Provate ad accettare il fatto che qualcuno vi aiuti. Provate a tirare fuori il meglio e il peggio di voi.
È molto difficile, lo so, richiede tanto impegno e tanta forza di volontà. Tanta quanta ne richiede la corsa e una tabella di allenamento.
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