Correre per 42 km, di notte, partendo da Monza per arrivare alla Capanna Alpinisti Monzesi, sul Resegone. Farlo in squadre da tre persone, e dover arrivare al traguardo tutti insieme, senza perdere nessun compagno: questa è la Monza-Resegone.
Una gara storica e dal grande significato sportivo. Nata nel 1924 il suo percorso collega Monza, Calolzio, Erve alla Capanna Alpinisti Monzesi posta sul Resegone, a quota 1.173 metri.
Le squadre partecipanti, al momento della fondazione, erano composte da quattro elementi che dovevano percorrere i 42 km partendo dall’Arengario di Monza alle 22.00 e presentarsi al traguardo almeno in tre (ed entro 6 ore) per potere essere inseriti dell’ordine ufficiale di arrivo.
Negli anni la manifestazione è cambiata e si è evoluta. Dagli scarponi di montagna si è passati a calzature tecniche, dai maglioni in lana alle maglie termiche ultraleggere.
Si parte sempre di sera. Adesso i concorrenti diventano 3 per squadra. Devono però arrivare al traguardo tutti insieme, pena la squalifica.
Una strategia, quella della corsa in gruppo, da studiare e perfezionare nei mesi precedenti la gara. I compagni di squadra dovranno infatti tenere lo stesso ritmo e sviluppare una particolare affinità. Che arriva dopo lunghe e faticose sessioni di allenamento.
I primi 30 km – quelli da Monza a Calolzio – sono probabilmente i più semplici da gestire, oltre a essere i più veloci. Qui è tutto asfalto. Non ci sono particolari difficoltà. Si corre insieme e l’equilibrio nel gruppo è stabile.
In questo tratto bisogna dosare attentamente alimentazione e idratazione. Mangiare, ma soprattutto bere, assumere la giusta quantità di liquidi – senza esagerare – e prepararsi per affrontare la parte più difficile.
Perchè è a questo punto che inizia la vera gara. È notte. La temperatura scende improvvisamente. La montagna è vicina. Si comincia a salire, le strade diventano sterrate, sconnesse.
L’unione del gruppo – quando si arriva qui – vacilla. La salita verso la vetta diventa sempre più ripida, difficoltosa. Polpacci e gambe iniziano a bruciare. Anche lo stomaco qui soffre sempre. Qualcuno cede il passo, ma non ci si può fermare. Se si arrende uno, la resa è per tutti.
Si passa da sentieri bui, poco illuminati. Il cono di luce della frontale è l’unica certezza per chi lentamente sale e cerca di raggiungere la Capanna Alpinisti Monzesi. Si rallenta, a tratti ci si ferma. Si cerca di ottimizzare la breve pausa recuperando il fiato, cercando energia per le gambe, bevendo quel poco che è rimasto nelle borracce.
Ma una volta giunti in vetta la soddisfazione e il senso di aver fatto qualcosa di grande riempie il cuore di tutti i partecipanti e rafforza – se possibile – l’unione di ogni squadra.
La Monza Resegone non è una gara come tutte le altre. Si corre insieme, si arriva insieme. Serve tanto allenamento, tanta intesa.
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