Forse la gara più dura alla quale io abbia mai partecipato. Vuoi per la preparazione – non ero proprio al top – vuoi per il clima, che ha flagellato tutti i partecipanti della quinta edizione di IRONMAN 70.3 ITALY, anche quest’anno a Pescara
Con la scusa che sono nell’age group 40-44 parto alle 12.50, un orario di per sè già allucinante, con il sole a picco che scalda e brucia la pelle.
La frazione di nuoto va via bene, senza troppi problemi. Il mare è calmo, le onde, quasi inesistenti, che non danno troppo fastidio. Anche se non mi sono posto obiettivi specifici, esco dalla prima frazione piuttosto fiducioso e salgo in sella alla bici con la speranza di chiudere sotto le 6 ore.
Ma il tratto da percorrere è duro, continuamente sferzato dal vento contrario. Dei 90 km previsti circa 70 li percorriamo controvento. E non c’è niente di peggio per tagliarti le gambe. Cerco di mangiare e bere il più possibile per mantenermi idratato e accumulare un po’ di energia. Arrivo un po’ in ritardo dalla frazione bike e cerco di partire col piede giusto nell’ultima parte di gara.
Ma bastano poche centinaia di metri per accorgermi che qualcosa non va. Il caldo è davvero fastidioso, e il sole sulla testa non aiuta. La frazione RUN diventa insostenibile. Mi sforzo ma il fisico sembra non rispondere ai comandi. Quattro giri da 5 km. Alienante.
Cammino, corro, cammino, corro.
Ad ogni ristoro mi fermo, bevo almeno due bicchieri d’acqua e un terzo lo uso per bagnarmi la testa. La sofferenza diventa sempre più grande.
Cammino, corro, cammino, cammino.
L’ultimo giro è da delirio. Sono senza energie, ma voglio comunque attraversare il traguardo correndo. Quando mancano circa 800 metri mi faccio coraggio e inizio a corricchiare. Il tifo è tantissimo e mi aiuta a correre gli ultimi metri.
Taglio il traguardo e crollo, piango senza riuscire a controllarmi. Disperazione unita a gioia. Una sensazione che non avevo mai provato prima.
Sono comunque orgoglioso e contento di aver portato a termine questa impresa, tra mille fatiche e difficoltà.
Oltre che una vittoria personale questa gara rappresenta per me una lezione: quando vuoi fare qualcosa di grande devi essere pronto per affrontarla al meglio. Serve più allenamento, fatica, sudore, concentrazione.
Il mio grazie più grande va a Lucrezia, che mi ha accompagnato in questo viaggio, e a tutti gli Spartans, per primo il Presidentissimo Ironfrankie. Grazie ragazzi, siete stati la mia forza e il mio coraggio in questa avventura.
Devi accedere per postare un commento.